Thursday, February 01, 2007

Fausta Cialente, Ballata levantina

"Tu pensi tutto il giorno ... Lo vedo! Ma non serve a niente". Mentre chiudeva l'uscio lo udì sussurrare "Dormi, Livia, dormi", e le venne da piangere.

Un libro articolato, quello della Cialente, che non a caso s'intitola Ballata levantina. Scritto negli anni Sessanta, racconta storie di vita intrecciate, di quegl'Italiani che vivevano in Egitto, all'inizio del secolo scorso. Daniela, Livia, Matteo, vivono all'ombra dei palmeti, ma l'eco degli avvenimenti che affliggono l'Europa, della Seconda Guerra Mondiale, non li lascia indifferenti. Nell'eterna lotta dell'uomo per la sopravvivenza, si svelano le miserie dell'essere umano, fino al finale che avvolge con un ritmo crescente il lettore, come la corrente del Nilo che da placida si fa in certi punti irruenta.

Ho letto questo libro per la maggior parte nei brevi tragitti in taxi tra casa e ufficio, alle volte stupendomi di trovarmi nei luoghi descritti, come se tra me e Daniela, la protagonista, si fosse aperto un varco spazio-temporale e entrambe fossimo sul ponte di Boulac, a guardare le sponde del fiume.

"Lungo il fiume, al ponte di Bulac o Kasr-el-Nil, in un odore di laguna le case si specchiavano nell'acqua dall'alto in basso, splendenti di luci. L'odore della laguna era odore d'acqua ..."

No comments: