Questa settimana Internazionale intitola la rivista "C'era una volta Gaza". Riecheggiano ancora le parole del nostro Premier, quelle che definiscono l'Operazione Piombo Fuso "GIUSTA". Su questo non ci si può ridere su. E' passato un anno, e il mondo ha dimenticato, come se adesso a Gaza la gente stesse bene, avesse dimenticato i propri morti, avesse ristrutturato le proprie case e godesse di pieni diritti di cittadinanza. Ero a Gaza a dicembre e non è questo ciò che ho visto. Rispetto a febbraio dell'anno scorso solo due cose sono cambiate: l'evoluzione del check point di Hamas, che ispeziona le borse degli stranieri per assicurarsi che non portino alcol con sè e le macerie. Che adesso sono ammucchiate con maggiore ordine.
Anche la società civile israeliana sta faticando ad accettare quello che il proprio governo ha fatto. Ho l'impressione che l'unico modo per sopravvivere in Israele sia quello di non sapere e quando si sa, di non pensare. Fingere che non esista. Che sia un videogioco. Come fanno i militari, che quando sparano sugli schermi delle loro armi computerizzate non vedono uomini, ma ombre. Che sganciano bombe su case e quartieri, senza pensare che dentro ci stanno delle PERSONE. Oppure che quando vedono la gente si sentono "come dei bambini con in mano un vaso pieno di formiche, che si divertono a bruciare" (testimonianza tratta dal sito Breaking the silence, un'associazione di ex-militari israeliani).
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