Monday, November 29, 2010

Vieni via con me

Capisco come mai Vieni via con me è diventata la trasmissione attorno a cui si è coagulato quello che Severgnini chiama "the five million club", seppure lo stia guardando solo all'ultima puntata. Apre tanti piccoli vasi di Pandora con grazia, nomi importanti e gente speciale, linguaggio appropriato. Piccoli pizzini di denuncia sotto forma di "elenchi", noti cantautori di nicchia, una colonna sonora di Paolo Conte che riecheggia il De Andrè di Che tempo che fa. Elio e le storie tese che stiracchiano le gambe dopo essersi alzati dal divano della Dandini fischiettando la Terra dei cachi. Daniele Silvestri che dedica una canzone alla fuga, non dei cervelli, ma semplicemente dell'Italiano che si è "rotto di vivere lo stivale", visto che "d'indeterminato c'è solo il  quando".

Quel messaggio che "nonostante tutto, l'Italia ce la può fare", perchè ci sono i vari Saviano, Gabanelli, don Ciotti che parlano di legalità, di "fare bene il proprio mestiere", di responsabilità, anzi, corresponsabilità. In contrapposizione a mafia, evasione fiscale, criminalità organizzata, corruzione.

"L'obiettivo delle attuali proteste studentesche - dice Saviano - è risvegliare il paese dopo più di 10 anni di torpore. Vogliamo che la nostra immagne compromessa all'estero riparta dai tesori italiani, in primis la Costituzione: un foglio di carta, certo, ma in cui bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, le responsabilità, standoci dento. E' facile non partecipare, è facile giudicare. E' proprio questo l'obiettivo del potere: e così si lascia il Paese nelle mani di chi ha ridotto la politica a scambio. E ti sembra anche una cosa utile, necessaria. Invece ti viene data una cosa e ti viene tolto tutto il resto. Una cosa per cui in realtà avevi probabilmente un diritto: diritto a un posto a letto in ospedale, a un vialetto pulito. E così la democrazia è determinata da questi meccanismi, dove il voto è comprato anche per pochi centesimi."

Se non si amasse questo Paese, si starebbe lì fermi, lontani. E invece c'è sempre chi decide di agire.

1 comment:

Anonymous said...

“I giusti”. Jorge Luis Borges

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.