Monday, February 21, 2011

Dar al Salam ovvero: la casa della pace

Finalmente il mondo intero vede. E capisce. Che il mondo arabo non è il monolita permeato di arretratezza, integralismo, ignoranza, donne a testa bassa e pericolose bombe indirizzate all'occidente, come per anni ci hanno voluto far credere. Ci provano ancora,con la loro propaganda anacronistica: la gente in piazza a Bengasi è definita con parole altamente selezionate dal TG1. Parole come "rivoltoso", "delinquente" ed "integralista" si associano nella loro accezione negativa. Così come da sempre le parole arabo, musulmano, Islam vengono indissolubilmente legate alla parola "terrorismo".

La gente normale in piazza in questi Paesi, insegna una lezione ben diversa. Ha mostrato che il mondo arabo è una realtà altamente variegata, fatta certo di barbuti arretrati, ma anche di appelli laici ai valori universali di libertà e giustizia. E'dalla volontà e dalla forza della gente del posto che si è arrivati all'inizio di un processo che si spera porti ad una vera democrazia, non certo per merito di interventi militari stranieri (che fine hanno fatto l'Iraq e l'Afganistan?).

E ancora, musulmani e cristiani riuniti in preghiera al Cairo, giovani blogger con idee fresche e un'entusiamo inarrestabile (alcuni li ho conosciuti anch'io, come la coppia formata da Alaa e Manal, che nonostante la giovane età si sono dimostrati tra le voci più autorevoli della rivolta), donne in jeans e velo, disobbedienza ed impegno civile (no, i due concetti non sono in contrapposizione, ma si completano alla perfezione), rapper,scrittori, commercianti, casalinghe. Insomma: rendetevene conto. Nord Africa non significa spauracchio. Non cadiamo nella troppo facile semplificazione, che da secoli non porta altro che guai tra le due sponde del Mediterraneo, di credere che tutto ciò che è arabo è nocivo ed altamente pericoloso. Così come spero che dall'altro lato del mare nostrum si smetta con l'arcaica concezione che quello che è al di fuori della "casa dell'Islam" (Dar al Islam) sia "casa della guerra" (Dar al Harb). Quella gente unita in piazza sembrava esemplificare proprio questo. La voglia di armonia e tranquillità. Di lavorare e godere con chi si ama i frutti del proprio lavoro.

Poi c'è il potere, che pur di salvaguardarsi fa credere alle masse qualsiasi cosa. Io che nel mondo arabo sono sempre stata trattata con rispetto, che da quei Paesi ho imparato tanto, che sento l'affetto degli amici che ci vivono non posso accettare la dicotomia che separa noi (i buoni) da loro (i cattivi, altrimenti detti "l'Asse del male"). E viceversa per ciò che accade dall'altro lato del mare (quante volte ho sentito gli imam sbraitare contro l'America durante le preghiere del venerdì!). Di buoni e cattivi, per tornare ai termini semplicistici tanto abusati ultimamente,ce ne sono ovunque. E ovunque ci sono i furbi pronti ad approfittarsene.

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