Wednesday, September 21, 2011

Ho letto sui giornali di oggi che per i Pearl Jam l'Italia è come una seconda patria. Normalmente i giornali sbagliano, ma questa volta è vero. Eddie Vedder

Poi alla fine son passati 20 anni. Venti. E per noi che all'epoca ne avevamo 15, questi ragazzi con le camicie a scacchi ed i capelli lunghi significavano davvero molto. Erano i nostri fratelli maggiori, la nostra via di fuga, la nostra ispirazione, le nostre cotte adolescenziali. E adesso che noi siamo nei nostri mid-thirties ed Eddie Vedder è un quasi cinquantenne, è bello vedere che il suo sorriso schivo è sempre lo stesso, e che noi ancora ci emozioniamo ad ascoltarlo, come vent'anni fa ascoltavamo religiosamente la cassetta di Ten, e per risentire la nostra canzone preferita dovevamo calcolare i tempi di riavvio del tasto rewind. 

Il documentario che ripercorre la carriera dei Pearl Jam non è una celebrazione della band. E' la presa di coscienza di un gruppo di amici ormai adulti che insieme hanno affrontato la vita: l'amicizia e la passione forte per la musica sono indubbiamente il filo conduttore del film. I ragazzi sono cresciuti, e la loro vera forza è stata la coerenza con se stessi, una coerenza talmente vera e viscerale da non far mai temere loro di esporsi al pubblico e al mondo. Un aprire il proprio animo di una bellezza sconvolgente, cosa che da sempre caratterizza i testi del gruppo. Parlare della morte di un amico, della dolorosa perdita di un padre, della lacerante fine di un amore. In un mondo dove mostrare i propri sentimenti e le proprie vulnerabilità sembra essere sinonimo di debolezza, loro se ne fottono e pazienza se si commuovono a raccontare queste cose davanti alla telecamera. 

Una coerenza che ha portato questo gruppo a chiedere prezzi equi per i biglietti dei loro concerti, a realizzare bootleg dei loro live alla portata di tutti, a farsi fischiare addosso per aver lanciato chiari segnali d'impegno politico dal palco. 

La musica è superba, e non mancano pezzi esilaranti alla "Spinal Tap" nel momento in cui viene raccontata la storia dell'avvicendarsi di vari batteristi nella line up della band. Solo uno dei mille motivi per cui uscire dal cinema dopo aver visto questo documentario equivale quasi alla scarica adrenalinico-emozionale di un concerto dal vivo!

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