Riporto un articolo pubblicato da NENA news, di Emma Mancini:
Roma, 28 agosto 2012, Nena News - Israele non è colpevole. Questa
la sentenza emessa oggi dal tribunale di Haifa che ha così rigettato
l'accusa di negligenza mossa contro lo Stato israeliano per l'omicidio
dell'attivista americana Rachel Corrie. Israele si auto-assolve.
A muovere l'accusa contro Tel Aviv erano stati i genitori di Rachel,
secondo i quali Israele andava riconosciuto colpevole di omicidio e di
aver condotto un'inchiesta incompleta e parziale. Di diverso parere la
corte di Haifa: il giudice Oded Gershon ha stabilito che lo Stato non è responsabile per "nessun danno causato" perché si è trattato solo di "uno spiacevole incidente".
Insomma, secondo il tribunale Rachel Corrie è morta per sbaglio ed ne è
la sola responsabile perché "non ha lasciato l'area come qualsiasi
persona di buon senso avrebbe fatto".
Ma non solo. La corte di Haifa ne ha approfittato per sottolineare un'altra clausola, fondamentale per la legge israeliana: l'esercito è assolto da ogni accusa perché l'evento evento si è verificato "in tempo di guerra".
Si è trattato, cioè, di "un'attività di combattimento", conseguente ad
un fantomatico attacco subito da Israele poche ore prima nella Striscia
di Gaza.
Ventitré anni, residente ad Olympia e attivista dell'International Solidarity Movement, Rachel è morta il 16 marzo 2003, schiacciata da un bulldozer militare israeliano.
Un Caterpillar D9-R guidato da un soldato israeliano l'ha uccisa mentre
manifestava pacificamente contro la demolizione di case palestinese a
Rafah, nella Striscia di Gaza.
Nel 2005, a due anni dalla morte di Rachel, due anni trascorsi senza
risposte da parte dello Stato israeliano, la famiglia Corrie ha deciso
di muoversi. E ha fatto causa a Tel Aviv. A seguire la loro denuncia,
l'avvocato Hussein Abu Hussein che ha accusato lo Stato di Israele di
essere responsabile dell'uccisione di Rachel Corrie e di aver condotto
un'indagine incompleta e poco credibile.
E così, dopo la lettura della sentenza, questa mattina il primo commento di Cindy Corrie non lascia spazio a commenti: "Sono ferita",
ha detto la madre di Rachel alla stampa. Immediato l'intervento
dell'avvocato Abu Hussein, secondo il quale la corte ha ancora una volta
garantito l'impunità dell'esercito: "Sapevamo dall'inizio che si
trattava di una battaglia in salita per ricevere risposte sincere e
giustizia, ma siamo convinti che questo verdetto distorca le prove
presentate alla corte".
Pochi giorni fa, anche l'ambasciatore statunitense in Israele,
Daniel Shapiro, aveva espresso le sue preoccupazioni per il modo in cui
Israele ha condotto le indagini sul caso Corrie, definendole "una
farsa". Di diverso avviso l'opinione pubblica israeliana che non ha mai mostrato alcun interesse per la morte di Rachel, avvenuta in piena Seconda Intifada, la sollevazione popolare palestinese considerata dallo Stato ebraico un atto di guerra.
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