Tuesday, September 11, 2012

A Tunisi ti puoi svegliare sotto la pioggia battente e vedere gente che corre per le strade in ciabatte e con le buste di plastica in testa per ripararsi dall'acqua. E poi scioglierti al caldo afoso del post pioggia, tentando inutilmente di fermare un taxi che ti porti al tuo prossimo meeting. Puoi vedere donne velate e ragazze in canotta, bar affollati di avventori intenti per ore a sorseggiare una minuscola tazzina di caffè o tè alla menta.
Sembra tutto così normale.
Eppure da questo Paese la gente continua a scappare. "Disperati" così li chiama la stampa. "Gente disposta a tutto, pur di fuggire dalla propria terra". Anche a morire, ad essere sfruttati. Da un'indagine dell'IOM (Internazional Organization for Migration), risulta che la rivoluzione dei gelsomini gioca un ruolo piuttosto marginale in questo processo. I ragazzi non partono con un progetto migratorio. Non hanno semplicemente progetti, non riescono in alcun modo a vedere il proprio futuro.
Fa male pensarci.

A Tunisi puoi vedere uno dei tramonti più belli del mondo. E pensare, credendo ancora un po' nel proprio lavoro, che sotto un cielo così le cose forse potranno migliorare, in un futuro non troppo lontano.

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