Friday, August 25, 2017

..perche’ in realta’ siamo ancora in tanti ad indignarci e ad alzarci tutte le mattine con l’obiettivo di “restare umani”..


Sono figlia della generazione del dopoguerra. Mia nonna paterna fu rifugiata in un paese della Sicilia, Mascalucia, durante la Prima Guerra Mondiale. Mio nonno Italo rinchiuso per due anni in un campo di prigionia a Berlino, in Germania, durante la Seconda.

Italo faceva parte dell’Associazione degli Ex-Internati, che organizzava anche attivita’ di sensibilizzazione nelle scuole: sentivamo dalle bocche dei nostri nonni le storie della Guerra, delle corse nei rifugi antiaerei, della mancanza di cibo e di sicurezza. Dei lavori forzati e della vita nelle baracche infestate dagli insetti, senz'acqua ne' cibo. A noi bimbi friulani venivano mostrate le trincee della Grande Guerra e i monumenti ai caduti come la ferea scalinata di Redipuglia, mentre respiravamo l’aria della cortina di ferro, circondati ovunque da caserme e giovani militari provenienti da ogni parte d’Italia.

I vecchi ci insegnavano il valore delle cose che noi, seconda generazione nata “dopo la Guerra” ci potevamo permettere. Avevamo case sicure, cibo in abbondanza e la proiezione verso un’Europa che ci vedeva tutti cittadini di un unico continente, e non piu’ avversari sul fronte.
 
I vecchi ci insegnavano il valore della vita, che loro erano riusciti a salvare e a ricostruire dopo lunghe sofferenze e privazioni.
Ma la storia, si sa, si muove in cerchi e ora che quei vecchi sono morti, anche i loro insegnamenti sembra si siano dissolti nel nulla.
I nipoti dei sopravissuti dei campi di sterminio nazisti rinchiudono IiPalestinesi in prigioni a cielo aperto e li sottopongono ad ogni tipo di violenza, privazione e sopruso; i nipoti degli Italiani sopravissuti alle Guerre Mondiali hanno perso il valore della vita umana ed inneggiano alla morte. I governi continuano a trafficare armi, a minacciare guerre e a chiudere accordi internazionali che di fatto sanciscono tortura e morte per migliaia di uomini, donne e bambini. Indiscriminatamente.
Nell’ignoranza e nel caos che ci portano a vedere l’altro non come un fratello ma come un nemico fioriscono gli attacchi di odio: le bombe esplose nelle gelaterie di Bagdad in una serata di Ramadan, i camion assassini sulle folle di turisti, le sparatorie ai concerti, gli accoltellamenti nei supermercati, gli ordigni nei treni.
Nel non riconoscerci come anime incarnate nei corpi umani, condividiamo il breve percorso che ci e’ dato su questa terra nel terrore, nell’odio, nel disprezzo, nel desiderio di sterminio di chi solo in apparenza e’ diverso da noi.
Chi persegue cammini di pace, impegno civile e civico, di fratellanza e sorellanza davanti alla quotidianita’ del terrore e’ annichilito e non sa piu’ come reagire.
Dobbiamo trovare un modo per non dargliela vinta. Per coagulare e raggrumare le forze contrarie a quelle dell’odio, perche’ in realta’ siamo ancora in tanti ad indignarci e ad alzarci tutte le mattine con l’obiettivo di “restare umani”.

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