Wednesday, August 23, 2006

Matteo Renzi: tra De Gasperi e gli U2


Matteo Renzi ha 31 anni ed è presidente della Provincia di Firenze. Un raro esempio di superamento da parte di un trentenne della barriera geriatrica che in Italia esclude quasi totalmente i giovani dall'occupare un qualsiasi posto di potere.
Qualche giorno fa a Roma ho acquistato un suo libro, intitolato "Tra De Gasperi e gli U2 I trentenni e il futuro" (ed. Giunti) che ho letto d'un fiato nelle 6 ore di treno che separano la Capitale dal Friuli.
E' un libro lucido ed interessante, che trasuda la voglia di fare e l'entusiasmo che io mi aspetto di trovare nei miei coetanei e che spesso mi ritrovo a cercare inutilmente.
Partendo dal presupposto che "anche i dinosauri prima o poi si estinguono", con un excursus Renzi analizza alcuni articoli della Costituzione Italiana, in chiave attiva e contestualizzandoli nel mondo dei trentenni italiani d'oggi. E così Renzi osserva che, a differenza della generazione dei nostri genitori, " le pari opportunità oggi sono molto più legate alle tematiche degli asili nido e della precarietà familiare che non al clichè tradizionale di un femminismo talvolta vittima della propria ideologia, ancorato su un passato che non c'è più" (quanti di noi pensano a come sia impossibile al giorno d'oggi e date le nostre condizioni lavorative anche solo pensare di avere dei figli??). Sottolinea poi come la nostra generazione non stia generando ricchezza, a causa della precarietà che la caratterizza (passata dalla "logica del per sempre alla logica del per ora") e di come ancora noi stiamo godendo della ricchezza accumulata dai nostri nonni e, in parte, genitori. "In una società in cui i nonni mantengono sempre di più le famiglie, accettiamo di rimettersi in gioco con loro. E diamo fiducia ai giovani, facendo capire che questa generazione può dare, non solo prendere. Restituiamo loro la capacità di generare speranza. Ce la ridaranno aumentata".
Un fattore chiave del nostro sviluppo infatti è e sempre di più sarà l'investire nel capitale umano, nel non lesinare di formare ed istruire perchè sul sapere e la cultura si forma il valore aggiunto dell'uomo-cittadino. Crescere e migliorarsi e non accontentarsi: "Non basta vivacchiare. Non basta più". In fondo, ora che ci sono Internet ed il mondo è globale "nessuno potrà mai accampare la scusa del non sapere. La comunicazione ci toglie tutti gli alibi" e noi ci dobbiamo prendere le responsabilità dei nostri atti nello scenario internazionale. Non possiamo fingere di non sapere e guardare solo nel nostro giradino. Siamo e abbiamo la responsabilità di essere cittadini del mondo. "I giovani di oggi sono lontani dall'irenismo senza concretezza. Ripudiano la guerra, eccome se la ripudiano. Ma sanno che senza una governance mondiale non ci sarà pace, non ci sarà giustizia; (..) questa generazione non accetta la politica della guerra preventiva. Ma non per questo si culla nella folle logica del rimpianto successivo. " E non si vuole perdere nell'immagine di una generazione di pecoroni, ingenui e strumentalizzati " offrire l'immagine di un pacifismo ingenuo come caratteristica anagrafica, quasi una malattia giovanile da cui prima o poi si guarisce, crescendo, è offensivo. Offensivo per tutti"
Responsabilità è la parola chiave, con cui tutti noi abbiamo il dovere di fare i conti.
Un ottimo libro, che consiglio vivamente, soprattutto alla mia generazione.

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