Saturday, December 20, 2008

La microfinanza e la crisi finanziaria

Un interessante dibattito virtuale ha recentemente unito numerosi esponenti dell’industria della microfinanza mondiale. La conferenza virtuale “Microfinance and the financial crisis”, letteralmente “La microfinanza e la crisi finanziaria” ha avuto luogo dal 18 al 20 novembre 2008 sul sito del CGAP ed ha riunito più di seicento tra manager di istituzioni finanziarie, esponenti della comunità internazionale, investitori e consulenti. L’obiettivo era fare il punto su quanto la crisi finanziaria, determinata tra l’altro da rischiose operazioni di alta finanza, avesse avuto un impatto sulla realtà, semplice e molto più “terra terra”, della microfinanza.
I clienti del settore sono per definizione persone indigenti, che attraverso lo strumento microfinanziario cercano di migliorare le proprie condizioni di vita. Ci si è dunque chiesti se l’industria rischiasse di subire un contraccolpo importante, a causa della crisi finanziaria globale, cercando chiaramente di distinguere, nei limiti del possibile, le cause “croniche” delle falle nell’industria dai problemi determinati chiaramente dalla crisi finanziaria globale.
In Paesi in via di sviluppo quali l’India, la Mongolia il Ruanda, il Mali ed il Pakistan, alcuni clienti risentono già della crisi finanziaria. Secondo i partecipanti alla conferenza, la crisi economica che sta portando all’aumento dei costi del cibo e del carburante avrà effetti sempre più forti sui clienti delle istituzioni di microfianza. In alcuni di questi Paesi, il vertiginoso aumento del costo della farina ha portato ad un calo della già bassa qualità della vita, portando sempre più persone al di sotto della soglia di povertà e a serie condizioni di malnutrizione. Molti di loro, abituati a basare la propria economia familiare anche sulle rimesse provenienti da parenti impiegati in Europa o negli Stati Uniti, hanno nell’ultimo periodo ricevuto meno introiti da tali rimesse e il loro potere d’acquisto si è di conseguenza abassato, portandoli a togliere i loro risparmi dalle istituzioni finanziarie e in alcuni casi a tardare nei pagamenti delle rate del credito.
Le istituzioni di microfinanza dei Paesi in via di sviluppo tuttavia non basano la loro capitalizzazione solo sulla gestione del risparmio: ottengono prestiti anche da banche commerciali o da investitori stranieri. In questo momento la loro maggiore preoccupazione è la riduzione della liquidità nei mercati internazionali, che ne ha fatto aumentare il costo e diminuire l’efficienza. Adesso gli spostamenti di denaro a livello internazionale sono più lenti, più cauti, più conservatori e decisamente più costosi. Mentre le istituzioni di microfinanza chiedono maggiori investimenti e fondi, gli investitori, sia istituzionali che retail, stanno cercando delle soluzioni appropriate per rispondere alle richieste, come ad esempio delle strutture congiunte d’emergenza per erogare i fondi necessari o delle partial credit guarantees che diano la possibilità alle istituzioni di portare avanti una raccolta di fondi a livello locale.
Nel frattempo, in alcune aree si è verificato un indebolimento della valuta locale contro le valute più forti, inducendo delle perdite significative nel reddito netto di alcune istituzioni e aumentando al contempo i costi di gestione, che ovviamente non possono essere scaricati in toto sui clienti, creando seri problemi organizzativi.
Una delle conclusioni della conferenza virtuale è legata alla natura variegata dell’industria: in alcuni casi la crisi si è fatta sentire in maniera più prepotente che in altri, e ciò è stato determinato da una serie di fattori quali l’area geografica, la struttura dell’istituzione finanziaria (non tutte le istituzioni di microfinanza infatti sono strutturate come banche vere e proprie), il management. La crisi secondo alcuni è comunque un momento costruttivo, che impone un freno e una riflessione sulle misure più efficaci e quelle più dannose nel settore della microfinanza.
Per esempio, mentre i partecipanti del Benin e della Costa D’Avorio hanno dichiarato che i clienti delle istituzioni di microfinanza già percepiscono gli effetti della crisi, quelli del Medio Oriente e del Nord Africa hanno dichiarato di non aver ancora subito alcun effetto. Diversi partecipanti dal Messico e dalle Filippine hanno dichiarato che stanno reggendo meglio le istituzioni che si basano sulla raccolta del risparmio, piuttosto che quelle che non lo fanno affatto e sibasano quasi esclusivamente sui donatori esterni.
La conferenza ha dunque costituito un serio momento di riflessione e portato degli spunti importanti per la crescita di un’industria la cui peculiarità sta nella sua mission sociale, a supporto delle popolazioni più deboli del mondo.

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