Sunday, April 26, 2009

Commento politico

"Abbiamo bisogno di una nuova generazione politica, che non è solo una questione anagrafica ma è una questione di mentalità. (..) Ci illudiamo se pensiamo che il cambiamento avvenga spontaneamente: noi dobbiamo conquistarlo. (..) Noi non possiamo riconoscerci in chi pensa che gli immigrati siano dei criminali. Noi non possiamo riconoscerci in un Pease che non investe nella scuola, nell'università e nella ricerca. Noi non possiamo riconoscerci in un Paese che pensa di superare la crisi economica solo "prendendola più allegramente". Noi non possiamo riconoscerci in un Paese che pensa che i propri lavoratori siano fannulloni e che i medici debbano denunciare i propri assistiti. E noi non possiamo riconoscerci in un Paese che non si preoccupa di quei bambini che rischiano di essere bambini non esistenti, bambini che non potranno essere registrati. Io questo Paese non lo voglio."

Finalmente anch'io ho ascoltato il discorso di Debora Serracchiani al Congresso del PD. Anche a me è piaciuta molto, ferma ma molto spontanea, appassionata e diretta. Mi riconosco nelle sue parole. Certo, lei le ha dirette alla dirigenza del suo partito, e penso che abbia azzeccato il tono e le parole.

A me piacerebbe ampliare il discorso e rivolgere l'appello ad una mentalità nuova a tutto il Paese. Grassroots e dirigenti. La mentalità ... non vogliamo che il nostro Paese consideri i propri lavoratori dei fannulloni. Ma non vogliamo neppure continuare a sentire fatti relativi a lavoratori pubblici che ingannano la comunità (vedi le maestre di Reggio Calabria ed Agrigento che per farsi trasferire da Milano, dove erano state assegnate dopo aver vinto un concorso, non si erano fatte scrupoli a farsi rilasciare certificati medici falsi), di cittadini che guadagnano in nero (no, non pagare le tasse non è un modo per sopravvivere: è un modo per far affossare l'intera comunità verso cui siamo TUTTI responsabili) e che truffano istituzioni pubbliche o private.

Preoccupiamoci di questo Paese. Prima che sia troppo tardi. Perchè il cambiamento, concordo con Debora, ce lo dobbiamo davvero conquistare.

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