Wednesday, January 26, 2011

La donna che canta

"L'infanzia è un coltello piantato in gola che non si toglie facilmente". E' questo il testamento di Nawal, libanese trapiantata in Canada. Ma la sua eredità è ben altra. E' nella ricerca di quest'eredità spirituale e non materiale che si snoda l'origine delle profonde radici della vita dei due figli. Radici che affondano nella guerra, nella violenza, nella crudeltà. Un filo che lega i figli ai genitori e viceversa, i fratelli alle sorelle, al di là dei confini, del tempo e forse della vita stessa.

"La donna che canta" è un film crudo e dolce allo stesso tempo. Parla di legami atavici, quasi freudiani eppure è concreto, diretto, possente. Perchè non teme di mostrare il sangue, i morti, le mitraglie. Le lacrime che si sciolgono nella terra arida ai piedi degli ulivi. E sullo sfondo, i tramonti del medioriente cullati dal muezzin.
Ma soprattutto non teme il tentativo di denunciare al mondo quanto può diventare assurdamente paradossale la guerra, e a che punto di buio non ritorno si possono spingere gli esseri umani.

1 comment:

exanba said...

Per i bambini di allora e di oggi , che , come cani , continuano ad essere considerati , adilà delle convenzioni , del perbenismo e delle religioni.
Mandi fruts.
http://www.youtube.com/watch?v=gKlcuEdtGVo&feature=related