Friday, January 28, 2011

Seguo con apprensione, ma anche con grande orgoglio quello che sta succedendo nella sponda sud del Mediterraneo. Regimi vecchi, obsoleti e corrotti che per troppo tempo hanno tirato la corda, sono finalmente costretti a fare i conti con la gente che per troppo tempo hanno represso.
Reagiscono i giovani, si organizzano su Internet con "armi" che i vecchi e polverosi faraoni non sanno usare, non sanno come controllare. "La polizia dispone di pallottole; noi di telefonini e social network" dice un blogger tunisino.
La gente si riunisce in "movimenti": non ci sono bandiere, non ci sono manipolazioni di partito nè religiose. E' la gente, e la gente sola che protesta. A proprio nome. Sono i giovani che vogliono un futuro, un lavoro, la libertà di potersi esprimere. E che sono disposti a lottare per tutto questo, ma in maniera costruttiva. Non è una lotta fine a se stessa. Non è la canalizzazione della rabbia delle masse sfruttate. E' gente che sa cosa vuole. Che crede sia giunto il tempo di entrare nel futuro, abbandonare la melma polverosa dei regimi i cui re sono impagliati come le foto onnipresenti che li ritraggono: ultra- settantenni dai capelli corvini, patetici ed anacronistici. Ma anche pericolosi.

Poi c'è la risposta, flaccida e altrettanto obsoleta, dell'occidente: soldi. Non per lo sviluppo, ma per rafforzare le forze armate. Mentre tutti i regimi amici dell'occidente statunitense si sgretolano.

Per una volta, leggendo i commenti  su Facebook dei miei amici dall'Italia, dall'Egitto, dall'Albania sento che la gente sta abbattendo i confini, e percepisco un'onda vitale di tensione ad una vita migliore, al di là delle logiche marcite e corrotte dei vecchi politici che finalmente annaspano per sopravvivere.

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