Tuesday, February 15, 2011

Delhi part 2

Certe cose non cambiano mai. I muri indiani sono costellati da omini in piedi a fare pipì oppure delle spruzzate lasciate dai suddetti omini,con tanto di olezzo. I cani ci si siedono accanto, affranti. Odio vedere i cani in giro per le strade indiane, li porterei tutti a casa con me. Malconci e maltrattati, uno strazio per qualsiasi animo sensibile.

E accanto a loro,quell'umanità ai margini,che vive di briciole e stenti. Mendicanti, storpi, ambulanti. L'India della povertà e dell'emarginazione. Certo qui a Delhi si respira un'altra aria rispetto al Sud a cui ero abituata. Più "normale" ai miei occhi: tutti si vestono all'occidentale, non ho visto ancora una donna in sari o un uomo in dothi. Il casco è chiaramente obbligatorio, anche se alle volte si vedono circolare moto con 4 persone a bordo, di cui due bambini modello sottiletta dentro ad un toast, senza casco. Penso anche senza ossigeno, tra un'ascella ed un tubo di scappamento. E cartelli che riecheggiano ad una fatiscente mentalità ecologista, enormi scritte "Use me" sui bidoni della spazzatura e abuso della parola "green". Sicuramente più ordine di quanto mi aspettassi.

E poi ci sono loro, gli immancabili tamarri indiani che si ispirano a Bollywood nella vita reale.
Con scarso successo:

- Scusate, siete italiane? - chiede il tamarro in ristorante.
- Sì
- Ah ecco.Io non sono mai uscito dall'India, ma il mio amico è stato in Europa, e dice che siete italiane.
L'amico arrossisce, si vergogna dell'intraprendenza del tamarro.
-Siete di Napoli?
- No, siamo del Nord
- Ah peccato. Sai Napoli, Palermo, la mafia - fa un sorriso trasognato, manco parlasse della "dolce vita". Il mito della criminalità organizzata esportata all'estero. Quasi quasi preferivo la battutaccia su Berlusconi.
A quella ci ho quasi fatto il callo ..     

PS: la conversazione con il tamarro si conclude così:
- Vi va di sedervi a prendere un drink con noi?
Ammicca.
-No.
Picche.

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