Sunday, May 01, 2011

Primomaggioduemilaeundici

Era il giorno della beatificazione di Giovani Paolo II. Dopo un sabato di pioggia scrosciante, il sole splendeva su Roma. Echeggiava il padre nostro in latino, suonavano gli organi la loro lode a Dio. La gente ammassata nelle piazze di Roma seguiva attenta la voce del papa, gli elicotteri sorvolavano attenti, i volontari pronti a distribuire acqua e soccorsi.


Era il primo maggio, festa dei lavoratori, ma cadeva disgraziatamente di domenica. Giovani, disoccupati, precari e famiglie si riversavano a piazza San Giovanni, sempre a Roma. Il sole era lo stesso, a riscaldare le loro teste. Suonavano le chitarre, si alzava il malcontento di chi non vede più dar valore ai diritti sanciti dalla Costituzione, nonostante aleggi, su piazza San Giovanni, il tricolore dei 150 anni della Repubblica italiana.

Era il giorno che aveva vinto l'Inter, rovinando la festa al Milan.

Era il giorno che i nostri militari avevano sganciato ulteriori bombe sulla Libia martoriata, uccidendo il figlio di un dittarore, ed i suoi nipoti. Nello stesso giorno, c'era chi incitava a continuare con quelle bombe, perchè l'obiettivo, quello vero, ancora non era stato raggiunto. L'obiettivo di morte, sotto il sole di maggio.

Era un giorno come tanti altri, sotto il sole di maggio che scaldava Roma. "Oggi, tempo per non fare, scarpe leggere e mani nella terra a metter fiori.", mi scrive un amico su Facebook. E colgo un senso di vita, sotto il sole di maggio.



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