Sunday, June 12, 2011

Singapore, day one

Una giornata libera a Singapore, prima di rinchiudersi nella meeting room dell’albergo per una serie di meeting. Devo decidere che priorità darmi. Parto dunque dopo colazione alla ricerca dei templi indù, mia grande passione. Il caldo umido e afoso mi assale subito,credo che pochi visitino la città a piedi, con questo clima. A metà strada mi fiondo in uno Starbucks per un rinfrescante frappuccino al caffè che mi permette di rimanere in piedi ed evitare il (quasi) prossimo collasso.


Attraversando Waterloo street arrivo al tempio di Sri Krisha, che mi ricorda tanto l’amato Tamil Nadu. E’ un tempio colorato, con un gopuram pieno di rappresentazioni di dei, realizzato nel 1870. Fuori abbondano venditori di fiori ed incensi, ma anche fortune tellers che leggono l’oroscopo (cinese). Il mercato antistante brulica di bancarelle: chi vende abiti cinesi, chi pentole di acciaio,chi pratica per strada agopuntura e massaggi al balsamo di tigre. C’è pure un uomo che spiega le virtù curative del veleno dei serpenti,con tanto di prova pratica.

Cerco di inserirmi nelle stradine che da lì mi portino al quartiere arabo,dove ci sono un paio di moschee ed un antico cimitero islamico (non citato dalle guide) ormai avvolto dalla vegetazione tropicale.

All’ora di pranzo mi rituffo a little India, quartiere “etnico” ma sempre ordinatissimo e pulitissimo (a parte il meraviglioso profumo d’incenso e curry che avvolge le mura degli edifici) e mi godo un pranzo tipico del Sud dell’India al Komala Vilas. Alla domanda del cameriere “do you want a spoon?” rispondo sentendomi una locale (ricca della mia esperienza nel Tamil Nadu di qualche annetto fa) che non lo voglio il cucchiaio, ma come tutti gli altri son ben felice di mangiare il mio masala dosa e gli amatissimi idli con le mani, per inzupparli meglio nella salsina sambar. Se questi nomi non vi dicono nulla lo capisco:all’estero si trova esclusivamente cibo del Nord dell’India mentre la cucina del Sud comunemente poco conosciuta.

A quel punto,stanca ed accaldata, mi ridirigo verso Orchard Road “la via Veneto, la Regent’s Street” di Singapore,dove Armani, Gucci, Prada e Miu Miu sembra siano ormai residenti in pianta stabile. Mi butto in uno dei centri commerciali,il più grande, Ion, dove è difficile tenere a bada la carta di credito. E’ impossibile non sentirsi Carrie Bradshow davanti a Jimmy Chooe non aver voglia di sfoggiare un tacco 12 davanti a tutte queste bellissime,elegantissime, modaiole e filiformi donne locali. Camminano tutte con i tacchi qui, salvo rare eccezioni. Mi son fatta l’idea che per loro è facile, perché il pavimento è uniforme. Vorrei vederle,tutte queste modelle sui sanpietrini di Roma … qui anche il sottopasso pedonale sembra l'ingresso ad una spa, con tanto di profumo di fiori. A sera inoltrata, presa dal fashion mood mi siedo in un locale a mangiare un panino al salmone e a bere un mojito analcolico sfogliando distrattamente la versione locale di Elle, intitolata “Flirty summer” ovvero: get effortlessy sexy this season ;-)

Nell'immagine, il centro commerciale Ion. Le mie foto sono visibili qui: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150275914817498.377082.554652497&l=8b8d2ef1e5


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