Saturday, July 02, 2011

Midan Tahrir

Ce ne stavamo lì, emozionati di essere in piazza Tahrir, teatro della maestosa rivoluzione egiziana che aveva portato alla destituzione del faraone Mubarak. Passeggiavamo tra le aiuole, dove stavano sedute famiglie e coppie. Ci rallegravamo dei graffiti sui muri che inneggiavano alla rivoluzione, fotografavamo i memorabilia giá in vendita sui marciapiedi. Un gruppetto di persone stazionava al centro della piazza, brandendo striscioni ed urlando slogan. Una telecamera puntava tranquilla al pavimento del marciapiede.
Aspettavamo due amici egiziani, Alaa e Manal, noti blogger, per farci raccontare come fosse andata, questa rivoluzione, di cui loro, tra tanti, erano stati protagonisti. 

Incontrati gli amici egiziani, ci siamo spostati in un ristorantino di koshari non lontano dalla piazza. L´atmosfera era tranquilla, Manal mi raccontava serena del bimbo che sta aspettando, concepito orgogliosamente durante la rivoluzione. Ad un certo punto, i loro cellulari hanno iniziato a squillare all´impazzata. 

"La polizia attacca la gente a Tahrir".

Alaa corre a vedere cosa stia succedendo, non riesco nemmeno a salutarlo. Manal resta ancora un attimo con noi, pensierosa, poi anche lei decide di andare in paizza. Sento parlare di cariche della polizia, di lacrimogeni, ho paura per il suo bimbo. Ma lei ci va comunque, promettendo di stare attenta.

"Ma voi uscite dalle strade laterali, non vi avvicinate alla piazza. Siete stranieri, potreste essere un facile target". Ha ragione. Cominciamo a camminare nelle stradine di Wust El Balad, dove la vita sembra continuare placidamente. La gente cena all´aperto, gli uomini siedono nei caffé fumando la shisha e guardando su Al Jazeera il massacro che ha luogo a pochi, pochissimi passi da lí. 

Troviamo un taxi e ci infiliamo nella strana calma che circonda Tahrir. Qasr El Nil, sempre intasata, scorre, ma il traffico si blocca a ridosso della vecchia universitá americana. E´ lí che vediamo la polizia in assetto anti-sommossa, con i fucili pronti a lanciare lacrimogeni. Ma non solo. Vediamo esplodere gli spari a Tahrir e la gente scappare con i fazzoletti davanti alla bocca.

La manifestazione di martedí scorso ha provocato piú di mille feriti.

I have a lot of hope if we stay like this. Riot police beat me a lot. Nevertheless I will go down again tomorrow. If they want war, we want peace. I am just trying to regain some of my nation’s dignity.
Ahmed Basiony

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