Sunday, January 27, 2013

27/01

"Il prossimo tedesco che incontro, lo ammazzo". Mio nonno trascorse tre anni in un campo di prigionia in Germania. Al rientro rocambolesco in Italia, pesava 36kg e a sentire le testimonianze, "aveva un corpo magrissimo ed una testa enorme". S'è rifatto una vita, si è sposato, ed ha aperto un bar. Fuori dal suo bar, è lì che dopo alcuni anni ha incontrato un tedesco, che fermatosi con la macchina gli ha chiesto informazioni stradali per raggiungere Lignano Sabbiadoro.
"Sempre dritto", gli ha risposto mio nonno. Chissà se aveva dimenticato, perdonato. Se voleva semplicemente che la sua vita continuasse, dopo essere stato uno degli Internati Militari Italiani deportati dopo l'8 settembre del '43. 

Quella guerra ha avuto e continua ad avere un forte impatto sulla vita di migliaia di persone. Figli, nipoti di vittime ancora increduli, ancora arrabbiati, ancora addolorati. Oggi è la Giornata della memoria, ed io penso a mio nonno che nascondeva tra le fasce che gli ricoprivano i piedi le bucce di patate per poterle in seguito mangiare, che faceva bollire insieme ai suoi compagni di prigionia gli stracci infestati di pidocchi, che costruiva la ferrovia di Berlino, che mandava cartoline a casa attraverso la Croce Rossa chiedendo di "mandare un pacco" di cibo, di qualsiasi cosa gli potesse essere utile. Pacchi spediti, ma mai arrivati al destinatario. 

Come me oggi tanti sentono il dovere di ricordare uno degli orrori più grandi della storia che ha falcidiato comunità ebraiche, popolazioni Rom, omosessuali, slavi, dissidenti politici e disabili nel nome di una razza superiore. Nell'ingenua speranza che ciò non accada mai più; con la dolorosa consapevolezza che in scala diversa e in diverse parti del mondo, ciò sta ancora accadendo nell'indifferenza di molti. 

1 comment:

شهد said...

المدونة بجد حلوة جداً ، بارك الله فيكم