Monday, November 17, 2014

Il complesso del salvatore bianco

Continua la campagna di Al Jazeera contro "il complesso del salvatore bianco"(the white saviour's complex); il 10 novembre è apparso un articolo intitolato "Nigeria, Ebola and the myth of white saviours", in cui sostiene che i medici nigeriani sono stati in grado di contenere la diffusione dell'ebola in tre mesi, senza alcun intervento esterno. Peccato che la notizia non sia stata diffusa, mantenendo la visione di un'Africa incapace di "salvarsi da sè" e dunque sempre in attesa che l'uomo bianco arrivi con la propria expertise per dare il proprio aiuto. 

"Until the lion learns to write, tales of the hunt shall always glorify the hunter".

Oggi un altro articolo parla dell'autore di "Don't they know it's Christmas" e "We are the world", precursore dell'impegno delle celebrities nella lotta contro la povertà e le pance gonfie dei bambini africani: Bob Gedolf. L'articolo s'intitola "We got this, Bob Geldof, so back off". Al Jazeera si schiera con coloro che dall'Africa lamentano uno stigma che accompagna l'intero continente, rispetto ad una situazione che all'epoca del Live Aid era circoscritta alla sola Etiopia in un momento difficile legato alla carestia. Dawit Gebreselassie, analista finanziario intervistato per l'articolo, dice che questo tipo di iniziative hanno fatto più danni che altro, e si dice perplesso per il fatto che le celebrities che ancora ne promuovono non se ne rendono nemmeno conto:"l'Etiopia vuole uscire dall'immagine stereotipata del bambino con le mosche agli occhi, attrarre turisti e finanziamenti esteri". 

Questo trend critico rispetto alla figura del "bianco salvatore" è stato catturato anche dalla campagna norvegese Radi-Aid, che ironizza sulla raccolta di termosifoni in Africa da inviare ai "poveri norvegesi" che muoiono di freddo. Qui l'ultimo video "Africa for Norway":



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