Thursday, January 15, 2015

Sex like birth: il corto

Quando ho conosciuto Gabriella, avevo già in mente l'idea di partorire a casa, nella mia intimità, senza intrusioni esterne in quello che sapevo sarebbe stato uno tra i più bei momenti della mia vita. Ma è stata la metafora che lei ha utilizzato durante il corso pre-parto che mi ha fatto capire che quella sarebbe stata davvero la scelta più giusta per me, e di conseguenza anche per il mio bambino. "Come vi sentireste se, mentre fate l'amore, ci fossero delle persone accanto a voi? Persone che entrano ed accendono la luce, che vi osservano, che commentano, che vi dicono come dovete fare, che toccano il vostro corpo?". Come minimo vi sentireste inibiti ed a disagio! Sicuramente vi passerebbero la voglia e la poesia, altroché passione! E poiché il rapporto sessuale è gestito, come il parto, da un particolare ormone che si chiama ossitocina, sicuramente in quelle condizioni il vostro corpo non riuscirebbe facilmente a produrre il cosiddetto "ormone dell'amore". Lo mostra bene il corto realizzato da Gabriella Pacini, "La prestazione - Sex like birth": una coppia cerca inutilmente di concepire in "maniera naturale", mentre un medico ed un'ostetrica si prodigano attorno a loro decidendo quando si debbono spogliare, inserendo cannule di flebo, cinture di monitoraggio e criticando le posizioni assunte liberamente dalla coppia. Che alla fine rinuncia al proprio intento, affidandosi totalmente alla fecondazione artificiale, per cui arrivano a ringraziare gli stessi medici che avevano interrotto in tutti i modi il loro rapporto. "Non fosse stato per loro, non ce l'avremmo mai fatta". Metafora dell'abuso che nel nostro Paese si fa del cesareo e di tutte le pratiche di medicalizzazione che rendono il parto un fenomeno ben lungi dall'essere naturale. Perché dunque vengono di routine inflitte alle partorienti?

Nella mia esperienza, una donna è perfettamente in grado, se parte da condizioni di salute buone e da una gravidanza fisiologica, di partorire in maniera tranquilla e naturale. Per me le ostetriche sono state una presenza costante ma discreta, rassicurante ma per nulla invasiva. Ho ricordi chiari di parole sussurrate e tocchi delicati, di sguardi amorevoli ma anche severi nel ricordarmi che ero io a dover portare a termine quella nascita, perché era il mio parto ed ero perfettamente in grado di farlo. La fiducia, il rispetto, questo ha accompagnato le ore del travaglio fino alla nascita del mio bimbo. E il mio sentirmi completamente a mio agio, a casa mia, senza dovermi preoccupare di come apparissi, delle urla, della posizione che il mio corpo sceglieva di assumere, perché sapevo che nessuno attorno a me mi stava giudicando. Per una volta ho chiuso il cervello razionale, e assecondato l'istinto. E quando c'è stato bisogno di intervenire per evitare complicazioni, non è mancata la professionalità.

Provate a guardare il documentario: sicuramente non mancherà di farvi riflettere "su alcuni inossidabili paradigmi scientifici" come dice la giuria del Docscient International Scientific Film Festival, che a questo corto ha conferito la menzione speciale della direzione artistica. 

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