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Wednesday, February 16, 2011

Sanjay Colony

Il cielo si apre un po'. E' da ieri notte che piove. Pioggia scrosciante, tropicale. E' il momento giusto per andare a visitare lo slum di Sanjay Colony, dove Save the Children ha un progetto di salute materno - infantile. 

Sarebbe anche ora di pranzo e le colleghe indiane non vogliono farmi uscire dall'ufficio senza prima avermi rifocillata. Poichè non c'è tempo per ordinare cibo da qualche take away, ognuna di loro tira fuori il proprio pranzo fatto in casa e in pochi minuti mi improvvisano un delizioso pasto locale.

Dopo pranzo parto subito per Sanjay Colony, in mezzo al caotico ma mansueto traffico di Delhi. All'arrivo trovo Rachna, project officer dell'organizzazione locale, che mi porta a vedere la clinica mobile: un furgone dotato di angolo per le visite discretamente protetto da una tenda, un macchinario per i raggi, un tavolino e delle sedie e una finestra da cui si distribuiscono (gratuitamente) i medicinali. Un vero e proprio ambulatorio che copre varie comunità come Sanjay, settlements illegali, ma molto ben organizzati, con i vicoli in cemento solcati da canaline di acqua putrida e casette colorate di azzurro e giallo. Qui i problemi sono i soliti, legati alla scarsissima igiene, alla malnutrizione, alla povertà. Parlo un po' con il medico della clinica, una signora di mezza età che parla un inglese perfetto e che mi racconta dei problemi delle donne e dei bambini: "ma" dice "se vengono gli uomini curiamo anche loro".
Già, gli uomini. Mentre le donne, coordinate da un secondo medico (donna) svolgono delle sessioni di gruppo a parlare di pianificazione familiare, loro giocano a carte. Le donne invece sono stanche di rimanere incinta e finire con l'avere 8 figli a testa. Parlano di contraccezione, vogliono capire come funzionano la pillola ed il preservativo. Parlano di sterilizzazione e aborto. La maggior parte di loro soffre o ha sofferto di malattie sessualmente trasmissibili, trasmesse dai mariti stessi.
"Mio marito è camionista, dorme fuori la maggior parte delle notti. Poi quando viene a casa ..." lo sgurado si abbassa, sistema il sari sopra la testa lucida di olio e pasta di sandalo. Poi quando va a casa fa l'amore con lei, dopo averlo fatto con altre donne nelle notti solitarie fuori casa. Così queste malattie, coadiuvate dal clima umido e dall'assenza di servizi igienici (qui alla Colony ci sono due bagni per 10.000 persone. Tutti usano il canale o i campi circostanti) prolificano.
Cosa fa Save the Children? In questo caso porta un servizio dove di servizi non c'è manco l'ombra. Un ambulatorio che va nelle comunità, uno staff preparato che segue le donne e parla con loro. Perchè l'informazione è potere, anche di scelta personale.


Monday, February 14, 2011

Ritorno in India

Quattordici ore di viaggio non son poche, ma per una che ha intitolato il proprio blog a Lord Shiva, la soddisfazione nel giungere in terra indiana ne fa valere decisamente la pena.

Ecco, magari la prossima volta calcolerò meglio la differenza nel fuso orario, per non ritrovarmi bella comoda avvolta nella copertina della Emirates, psicologicamente pronta ad una notte di SONNO su un aereo per ritrovarmi invece una sveglia inaspettata all'una del mattino (le 3 e mezza ora locale) con l'agghiacciante consapevolezza di dover trascorrere una notte INSONNE e dolorante su una poltroncina dell'aeroporto di Dubai. Per fortuna lo Starbucks locale fa il cappuccino con doppio shot di caffè.

Ed è così che oggi sono arrivata a Delhi. I 20 e più gradi promossi dalle previsioni su internet mi hanno ingannata,e qui non fa così caldo come pensavo. Tutta sta roba estiva in valigia, per fortuna ho con me un giubbotto di piume e qualche maglioncino.

Mi sistemo in hotel dopo un assaggio di traffico cittadino incapsulata in una mini TATA car guidata da un simpatico adolescente con il turbante. Il traffico indiano è sempre lo stesso: caotico, un mix di automobili nuove, carretti spinti da asini esausti, pullmini straripanti di gente e note bollywoodiane e cani randagi color marrone chiaro.

In hotel mi accoglie l'odore della naftalina: niente di spirituale, anzisi tratta di un vecchio trucchetto che si usa per allontanare gli scarafaggi dalle tubature. Ma anche tanta stanchezza,dopo una notte insonne e con l'effetto del "double shot" ormai scaduto da tempo.

Mi faccio un pisolino, interrotto dal malriuscito tentativo della reception di sistemare la gracchiante filodiffusione in albergo. Giunge così l'ora di cena, per cui mi raggiungono Elena e Joe, colleghi rispettivamente piemontese e londinese. Ci avviamo al ristorante in rickshaw, sfidando la pioggia che intanto inizia a cadere impietosa (nota ai viaggiatori: oltre a controllare il fuso orario,tenente sempre in valigia scarpe a prova di fango ed un impermeabile!). Il locale è pieno, non solo di gente ma anche di mielosissime decorazioni di San Valentino ... che noi festeggiamo con birra locale, paneer in salsa di spinaci,byriani vegetariano e pollo.

La giornata si conclude con una pillola di melatonina: servirà davvero a ridurre gli effetti del jet lag?