Saturday, May 11, 2013

Certo, "Miele" e "Come pietra paziente" sono due film molto diversi. Eppure entrambi sono accomunati dal voler raccontare la vita attraverso quello spazio temporale che precede la morte. Da un lato Miele, nome "di servizio" di una ragazza che pratica l'eutanasia illegalmente ai malati terminali; dall'altra una giovane sposa afghana, che accudisce e mantiene in vita con una flebo di acqua e zucchero il marito in coma, che lotta per la vita con una pallottola in corpo.

Entrambe così sole al mondo, un mondo che attorno a loro va a pezzi, da un lato sotto le bombe incessanti, dall'altra sotto la pioggia di Roma, dentro macchine e roulotte in cui Miele consuma una vuota storia di sesso con un uomo sposato per dimenticare le sofferenze che vede nei volti dei malati che aiuta a morire. Da un lato le donne, fiere nel percepire la sacralità della vicinanza della morte, in ogni suo aspetto, e pronte ad usare quel tempo "come la pietra paziente", che ascolta le storie, le riflessioni, i segreti fino a giungere a sgretolarsi. E dall'altra gli uomini, gretti, bisognosi di sesso tanto quanto le donne sono bisognose d'amore, quei due mondi che si incrociano ma mai si capiscono, la violenza bruta ed egoista contro la sacralità della vita fino alle sue ultime gocce. 


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